
Da Repubblica.it
"DEVO TUTTO a Massimo Fichera, è
stato un grande direttore di RaiDue, nel periodo in cui la
seconda rete faceva scintille, sperimentava, innovava il linguaggio.
Oggi non è più così. Ed è un peccato".
Nel giorno in cui i familiari e gli amici danno l'ultimo saluto
a Fichera, scomparso l'altro giorno 1 a Roma a 83 anni, Renzo
Arbore - oggi protagonista a Umbria jazz - vuole ricordare
"l'amico e il grande dirigente".
Primo direttore di RaiDue (con la riforma del
1975), poi vicedirettore generale a Viale Mazzini, Fichera
lanciò programmi come L'altra domenica, Supergulp,
Odeon, Onda libera con Benigni, Portobello, Storia di un italiano
di Alberto Sordi. "Io e Boncompagni - ricorda lo showman
- fummo esiliati da RaiUno a causa di una 'non felice', per
i dirigenti della rete, partecipazione a Canzonissima nel
'71, avendo portato in studio Scarpantibus, il personaggio
della radio, tra galline e carta igienica. Cinque anni dopo
Fichera, appena eletto direttore, mi chiamò invitandomi
a proporre una trasmissione".
Arbore, la trasmissione era L'altra domenica
e rivoluzionò la tv.
"Proprio così. Era un grande telegiornale di spettacolo
e sport, parte curata da Maurizio Barendson. L'altra domenica
debuttò nel marzo 1976 e solo nell'ottobre
'76 nacque Domenica in, primo contenitore dalle
due del pomeriggio fino alle 20. Noi affidavamo i servizi
a Milly Carlucci, Françoise Rivière, Isabella
Rossellini, Silvia Annicchiarico, perfino Irene Bignardi e
Stella Pende. Furono definite 'ragazze parlanti' per distinguerle
dalle vallette mute che erano la fauna femminile della tv".
Le vallette continuano a essere mute, 35 anni
dopo.
"In effetti".
Fichera lasciava mano libera agli autori?
"Sempre. Costruì una rete vispa, coraggiosa, innovatrice,
che accanto ai personaggi sconosciuti recuperava i grandi:
Garinei e Giovannini, Dario Fo, Arbasino con talk show famosi
come quello di cui fu protagonista Nanni Moretti versus Mario
Monicelli. Debuttarono Odeon, Mazzabubù di Gabriella
Ferri. RaiDue era una fabbrica delle idee, lo sottolineo perché
erano tutte bene accolte. Fichera era un uomo coraggioso,
appassionato di televisione: un inventore di palinsesti".
Chi sono gli inventori di palinsesti?
"Per me sono stati tre: Fichera, Angelo Guglielmi e Biagio
Agnes. Gli altri sono stati epigoni. Alcuni bravi, ma non
hanno inventato granché. Hanno cavalcato i desiderata
dell'Auditel pensando ai numeri e non ai contenuti. Fichera
badava a conciliare i numeri con la qualità e la contemporaneità.
Per la prima volta si vedeva in tv quello che succedeva fuori:
nella musica, nei teatri. Non c'era solo la tv familiare e
rassicurante, l'audience popolare di RaiUno, targata Dc. Ma
la socialista RaiDue aveva il coraggio di aprire al mondo
intellettuale. Una stagione del servizio pubblico felicissima".
Ne parla con nostalgia.
"Non dimentichiamo che in quel periodo c'era un altro
talento, Andrea Barbato, che s'inventò il tg con lo
studio aperto. Io usai il telefono per i quiz, lui aprì
la linea al pubblico. C'erano anchormen come Piero Angela,
Mario Pastore e il mio amico Peppino Fiori, che iniziava gli
editoriali col leitmotiv: 'A chi giova?'. E io proponevo i
miei prendendolo in giro: 'A chi giova la primavera?'. In
quegli anni nacquero tutti i prototipi e i format. Pensi a
Portobello, seguito da 20 milioni di spettatori, saccheggiato
da tanti programmi".
Descrive una tv ideale: mai un episodio di censura?
"Fichera non ha mai censurato nessuno, si assumeva le
responsabilità. Se capitava un incidente chiamava il
politico di turno e risolveva il problema. Grazie a lui ho
realizzato Il Pap'occhio, primo film prodotto dalla Rai, che
ironizzava sul Papa".
Perché RaiDue ha perso smalto?
"Perché ha cominciato a seguire i dettami dell'Auditel,
è andata pedissequamente dietro la tv commerciale pagando
un forte scotto nei limiti del gusto e del buon gusto. Questo
appiattimento, calpestare la qualità e i valori del
servizio pubblico, ha fatto precipitare le cose. Invito a
fare una riflessione perché i numeri non sono tutto:
sono convinto che con l'indice di gradimento la tv cambierebbe
in meglio".
C'è un nuovo Cda in Rai: che si augura
per la tv pubblica?
"Che sia depoliticizzata e che almeno alle reti vengano
scelti dei tecnici. Non lo dico 'Cicero pro domo sua' perché
non ci penso nemmeno lontanamente a tornare, ma mi auguro
che si scelgano persone competenti, dentro o fuori la Rai.
Persone che abbiano la stessa passione, la stessa libertà
intellettuale e lo stesso codice morale di Massimo Fichera".
(Articolo di Silvia Fumarola)